Emilio Riva (1926-2014) è unanimemente riconosciuto come uno dei pionieri della siderurgia europea del dopoguerra e tra gli industriali più innovativi e lungimiranti degli ultimi cinquant’anni. La sua attività imprenditoriale ebbe inizio nei primi anni Cinquanta, quando, insieme al fratello Adriano, fondò la società Riva e C. dedicata al commercio dei rottami ferrosi. In pochi decenni, grazie a una strategia chiara, alla capacità di espansione internazionale e a un forte rigore gestionale, quell’impresa si trasformò in un gruppo siderurgico di dimensioni mondiali: il secondo in Europa e il quinto a livello globale, con oltre 20 mila dipendenti e 10 miliardi di euro di fatturato.
Figura che non amava i riflettori ma preferiva trascorrere il proprio tempo in fabbrica, traendo spunto e dando impulso attraverso il confronto diretto con i collaboratori. Non era interessato alle speculazioni finanziarie e dalle logiche di breve termine, prediligendo invece il modello dell’impresa familiare, sostenuta dal credito bancario tradizionale. Non a caso amava definirsi un “imprenditore industriale”, sottolineando la differenza con il “capitalista”, interessato soprattutto a operazioni di compravendita e quotazioni in borsa rivendicando una visione fondata sullo sviluppo, sugli investimenti e sulla crescita di lungo periodo.
Pioniere della siderurgia italiana nel dopoguerra, Emilio Riva è considerato tra gli industriali europei più innovativi e lungimiranti degli ultimi 50 anni.
Con questa filosofia, Riva ha avuto un ruolo di primo piano nella privatizzazione e ristrutturazione della siderurgia in Italia, Germania, Francia e Belgio, contribuendo a salvaguardare decine di migliaia di posti di lavoro. Per il suo impegno ha ricevuto prestigiosi riconoscimenti internazionali: la Gran Croce al Merito dal Re del Belgio (2000), il titolo di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Federale Tedesca (2002) e la Legion d’onore francese (2005). Étienne Davignon, promotore negli anni Ottanta del celebre Piano Davignon per il rinnovamento della siderurgia europea, lo definì «la prova vivente di una visione dinamica e ottimista dell’impresa privata».
Il Politecnico di Milano gli conferì nel 2001 la laurea honoris causa in Ingegneria meccanica, riconoscendogli il merito di aver introdotto per primo in Italia la colata continua a tre linee e numerose altre innovazioni che hanno lasciato un segno profondo nella storia dell’acciaio.